Lenticchie biologiche: un toccasana per noi e per la terra

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Lenticchie biologiche: un toccasana per noi e per la terra

di Sara Petrucci

Lenticchie biologiche: un toccasana per noi e per la terra

Quante volte abbiamo sentito dire che le lenticchie fanno bene? Essendo così ricche di sali minerali come ferro e calcio, di proteine e fibre, inserirle più spesso nella dieta in tante ricette classiche e fantasiose è molto consigliato.

La loro coltivazione è antichissima e già Plinio il Vecchio, al tempo dell’antica Roma, ne esaltava le capacità di saziare e di mettere di buon umore. Il consumo di lenticchie conobbe nei secoli successivi un’epoca sfortunata nella quale vennero relegate a cibo povero per le classi meno abbienti, ma oggi per fortuna sono tornate ad assumere un posto di riguardo nella piramide alimentare.

Come si coltivano questi legumi e da dove vengono quelli che si trovano comunemente sul mercato?

Certamente si possono produrre col metodo biologico, e il Regolamento UE 834/07, che resterà in vigore fino al 2021, promuove l’inserimento di leguminose nelle rotazioni, punto fermo che viene ribadito anche in Italia col nuovo Decreto Ministeriale 6793 del 18/07/2018:

i cereali autunno-vernini (ad esempio: frumento tenero e duro, orzo, avena, segale, triticale, farro ecc.) e il pomodoro in ambiente protetto possono succedere a loro stessi per un massimo di due cicli colturali, che devono essere seguiti da almeno due cicli di colture principali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa

Le leguminose sono piante benefiche per la terra, perché entrano in simbiosi radicale con un batterio azotofissatore che riesce a prendere l’azoto dall’aria presente nel suolo e a cederlo in cambio di zuccheri alla pianta, la quale ne lascerà poi anche alle colture in successione. Di conseguenza le lenticchie, così come gli altri legumi, sono adatte a precedere i cereali avidi di azoto, e questo rende superflue le concimazioni azotate con prodotti chimici.

lenticchie Castelluccio di Norcia

Lenticchie, una vera ricchezza per il terreno

La pianta di lenticchia è annuale e ha taglia bassa, con foglioline piccole e una fioritura spettacolare, di grande impatto estetico. La specie è in grado di valorizzare terreni poveri e considerati marginali, per questo è una tipica coltura delle zone collinari e di bassa montagna del centro e sud Italia, benché non manchino produzioni di successo anche al nord. Rispetto ad altri legumi la resa della lenticchia è piuttosto bassa, considerando che da un baccello si ottengono soltanto due semi minuti. Di conseguenza per raccolti soddisfacenti sono necessarie estensioni medio-grandi e ciò non rende le lenticchie adatte alle piccole coltivazioni degli orti privati, se non per curiosità, fini didattici ed interesse personale.
Un altro aspetto importante è legato ai residui che la coltura produce: la paglia delle lenticchie ha un ottimo valore foraggero per gli allevamenti o in alternativa diviene un’ottima fonte di preziosa sostanza organica se lasciata a decomporsi sul suolo.

La coltivazione biologica delle lenticchie

La semina delle lenticchie viene realizzata in autunno o a fine inverno e la distanza tra le file è tale da consentire il passaggio di apposite macchine sarchiatrici per il diserbo meccanico, che sostituisce i diserbanti chimici. Le sarchiature sono necessarie perché la specie è poco competitiva verso le infestanti e all’inizio del suo ciclo cresce lentamente.
Il terreno deve essere ricco di fosforo, potassio e degli altri elementi, per cui deve essere mantenuto ricco di sostanza organica, fonte preziosa di tutto questo nutrimento. La preparazione del terreno deve essere accurata, e portare ad un buon letto di semina.
I produttori sanno che non bisogna lasciarsi scappare il momento perfetto per la raccolta, che deve essere tempestiva, per non incorrere nel rischio di attacchi del tonchio, parassita che si annida nei baccelli. La raccolta è interamente meccanizzata e le lenticchie poi vengono essiccate, confezionate e infine etichettate.
L’Italia è un piccolo produttore di lenticchie e la maggior parte di quelle disponibili sul nostro mercato, comprese quelle biologiche, sono di importazione da altri continenti, per cui spesso leggiamo sull’etichetta Agricoltura non UE. Quelle coltivate all’interno dell’Unione Europea sono indicate con Agricoltura UE, mentre per quelle italiane è prevista la dicitura Agricoltura Italia a cui spesso si affianca anche una denominazione di origine, visto che la maggior parte delle lenticchie italiane sono ecotipi legati a particolari territori vocati.

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