Una riflessione su come si potrebbe riprogettare il sistema in modo condiviso.
Con questo provvedimento rendiamo più forte e trasparente il biologico italiano compiendo un ulteriore salto di qualità sul fronte dei controlli, […] rendendo più corretti e trasparenti i rapporti tra controllori e controllati. Dichiarazione del Ministro Maurizio Martina all’epoca della presentazione del nuovo DL sul sistema di controllo del biologico.
Dal 22 marzo scorso il DL n. 20 del 23 febbraio 2018 è operativo. Stiamo sempre parlando di dettagli, rispetto al macrosistema del biologico, ma per gli addetti ai lavori questa è davvero una rivoluzione.
E’ da alcuni anni che in modo non coordinato né condiviso i vari soggetti coinvolti, Amministrazione pubblica, Organismi di controllo ed Enti di rappresentanza del settore, cercano di recuperare un ritardo accumulato su un terreno terribilmente insidioso come quello della capacità ed efficienza del sistema di controllo tutto, privato e pubblico, rispetto a un mercato del biologico cresciuto velocemente e diventato terreno anche dell’azione di criminali.
Un ennesimo esempio di come difficilmente in Italia si riesca a operare in forma condivisa facendo rete, collaborando tra soggetti portatori d’interesse. Al contrario si assiste a singole iniziative di per sé valide, evidentemente, ma destinate ad avere un effetto limitato, con sovrapposizioni e doppioni. Le banche dati del biologico ne sono un esempio: ognuno ha la propria, ce ne sono di pubbliche e di private, sono decine quando ne basterebbe una condivisa (ma adesso ci arriveremo).
Quindi diciamo che ci abbiamo provato però non abbiamo ottenuto un gran risultato. Anzi, abbiamo incrinato uno storico rapporto tra alcuni Organismi di controllo e la Federazione di rappresentanza del settore, i quali oggi a fatica si parlano.
E allora se il settore al proprio interno non riesce a fare la riforma necessaria secondo una logica di crescita virtuosa e continua, può capitare che scenda qualcuno dal piano di sopra e te la imponga. E magari si decide sull’onda emotiva di una trasmissione televisiva importante e seguita come Report che, con la puntata del 10 ottobre 2016, ha mostrato a tutti che forse c’era qualcosa che non stava funzionando alla perfezione.
Le novità salienti del nuovo Decreto Controlli
Credo che i contenuti del decreto siano inattaccabili. Va detto che la maggior parte dell’articolato non rappresenta una novità. Abrogando una vecchia legge del 1995 alla quale sono seguite numerose altre norme sul tema, questo DL le riprende tutte in modo organico; dunque in buona parte esso ribadisce caratteriste degli organismi di controllo e indicazioni operative già in essere.
Ci sono però due aspetti davvero innovativi. Il primo riguarda le sanzioni amministrative pecuniarie. Per la prima volta nella storia del biologico sia gli organismi di controllo, sia gli operatori che non rispettano le “regole del gioco” saranno chiamati, letteralmente, a pagarne le conseguenze. Capisco che non piaccia, ma è ovviamente un efficace deterrente.
Il secondo aspetto innovativo riguarda il rapporto tra controllore e controllato. Che in esso si annidi un potenziale rischio di conflitto d’interesse è ovvio. Questa è la criticità interna più importante che il sistema di controllo da sempre deve fronteggiare e che oggi necessita di essere gestita con nuove e più stringenti regole, ma soprattutto con strumenti di controllo all’altezza della maggiore complessità del mercato che è impegnato a monitorare. Quindi non stupisce che in questa parte del DL vi siano le prescrizioni più stringenti. I requisiti del personale che opera, a tutti i livelli, all’interno di un organismo di controllo sono molto ben definiti sia in termini di competenza, etica, indipendenza, imparzialità ma soprattutto, di conflitto di interessi.
Su questa parte del DL c’è un aspetto che mi lascia perplesso. Dato che è ipocrita fingere di non capire che se è stato necessario sancire con un decreto che il personale incaricato dei controlli non può fare consulenza, né fornire altro servizio alle aziende controllate, è perché purtroppo questo avviene, mi domando: come si dovrà profilare il nuovo rapporto tra questi professionisti e gli Organismi per i quali svolgono la loro attività? Ci saranno le capacità e la volontà di rivedere profondamente questo rapporto?
Ci sono molti aspetti da considerare. Non è solo una questione di un compenso professionale che sia all’altezza dell’impegno profuso e della responsabilità dell’incarico (sono incaricati di pubblico servizio ai sensi dell’art. 358 del C.P.), ma di formazione, aggiornamento normativo, competenza nelle tecniche d’indagine e, soprattutto, disponibilità di strumenti di lavoro appropriati.
Ci saranno le risorse e la volontà per un investimento del genere?
Ora c’è l’obbligo di legge di intervenire su tutto ciò; l’obbligo di fare quella riforma che il sistema da solo non è stato in grado di fare. Io spero che i professionisti che svolgono questo bellissimo lavoro (che ho fatto per quasi vent’anni), vogliano dialogare tra loro e dare un contributo alla riforma che si deve fare. C’è un’associazione che li rappresenta e che vorrebbe diventare il luogo del dialogo e del confronto: ATBio (Associazione Nazionale dei Tecnici e Ispettori per le Produzioni Biologiche – info@atbio.it).
Spero che i professionisti colgano quest’opportunità dimostrando che si può fare rete, progettando in modo condiviso il futuro di questa professione.