Siamo soli. Invece no! La consulenza alla tua attività bio è l’aiuto che cercavi.
Spesso gli autori (in questo caso abbiamo citato un celebre titolo di Vasco Rossi) centrano il problema. Durante un “mese tipo” il nostro ufficio centrale di Bologna riceve telefonate e mail molto diverse tra loro. In questo articolo riuniamo una serie di situazioni tipiche nelle quali molte aziende alimentari che fanno bio, o che stanno pensando di farlo, possono riconoscersi e trovare una risposta utile per la propria attività.
Chi opera nel mondo del biologico, cioè tutte le tipologie che trovate nella nostra home page, ha una serie di adempimenti da rispettare. Elenchiamo le casistiche più comuni in questo articolo che vi consigliamo di salvare tra i preferiti, perché ne mette insieme altri di taglio pratico che è bene avere sott’occhio per un’idea a 360° di come funziona il mondo delle aziende bio.
ENTRARE NEL BIO: HO BISOGNO DELL’AUDIT? L’IMPORTANZA DI RACCONTARE LA MIA AZIENDA AL MIO CONSULENTE
La mia azienda è pronta per entrare nel processo di certificazione bio?
Nessun momento di lavoro è tanto utile quanto un pre audit e in generale un audit. Si tratta di una vera e propria istantanea dell’organizzazione aziendale: linee produttive, attrezzature, documentazione in uso, organizzazione delle fasi produttive, eccetera. E siccome possono occorrere fino a 3 mesi per ottenere la certificazione, è indispensabile sapere in anticipo se la propria impresa è già idonea per ottenerla. Come fare? Affidandosi a un consulente che conosce a fondo i processi legislativi alla base del biologico comunitario e italiano e che condurrà l’azienda attraverso tre fasi con domande su produzione, gestione documentale, applicazione dell’Haccp e dell’autocontrollo da cui risulterà evidente la piena compatibilità con la certificazione o se saranno necessarie eventuali misure correttive.
Mi troverò bene con il consulente che incontrerò?
Gli anni di esperienza accanto a varie realtà che operano nel bio ci hanno dato lo spunto per approfondire i punti di forza della figura del consulente e per riassumere le caratteristiche necessarie e da mettere in opera ogni volta che entra in azienda: chi è, come deve comportarsi dal momento che incontrerà varie figure con diverse personalità e mansioni? Condurre al meglio un pre audit e un audit si può fare, facendo alcune cose importanti, come l’essere concretamente empatico e d’aiuto sostenendo il cliente con un dialogo attivo e, quando è necessario, accompagnandolo verso un cambio di idee e posizioni utili all’azienda. La preparazione e l’esperienza professionale del consulente, è facile immaginarlo, giocano un ruolo decisivo.
I PRIMI PASSI NEL BIOLOGICO
Sì fascicolo aziendale, sì bio!
Dopo aver appurato che la propria attività è idonea per chiedere la certificazione è necessario procedere con l’apertura del fascicolo aziendale per andare avanti con l’iter. Gli operatori che vorranno lavorare nel bio, infatti, devono compiere questo passo fondamentale col quale viene identificata la loro attività. Il fascicolo aziendale permette l’accesso alle piattaforme informatiche, come la nazionale SIAN-SIB o quelle utilizzate da alcune Regioni, attraverso cui predisporre la notifica aziendale ed esprimere la propria scelta circa l’Organismo di controllo che si occuperà di rilasciare la certificazione biologica e fare le visite ispettive in azienda, e gli altri documenti obbligatori. Il fascicolo deve essere aperto presso un C.A.A. (Centri di Assistenza Agricola) e rappresenta la prima azione da fare per l’inizio del percorso di inserimento nel Sistema di controllo.
COME GESTIRE IN PRATICA LA CERTIFICAZIONE BIO DELLA MIA AZIENDA
La mia azienda è entrata nel vivo del biologico.
Poco importa se commercializza, produce, trasforma o importa: gli impegni concreti sono dettati dall’articolo 63, comune ad ogni attività, ad ogni operatore bio. Di cosa si tratta? E’ innanzitutto un vero e proprio insieme di misure concrete e precauzionali messe in atto in azienda per garantire il rispetto della normativa bio. Ma è molto di più e implica un reale cambio di passo sia negli uffici Qualità, che lungo le linee di produzione, confezionamento, stoccaggio e molto altro. Per raccontare che cosa porta in azienda la relazione art. 63, le abbiamo dedicato quattro articoli, descrivendo gli aspetti più rilevanti e le attività fondamentali come la redazione documentale, la descrizione dei prodotti e dei processi produttivi fino alla tracciabilità dei prodotti.
UNA COSA DA FARE BENE: L’ETICHETTATURA DEI MIEI PRODOTTI BIO
Dell’etichettatura, sia di prodotti bio che convenzionali, abbiamo scritto parecchio, poiché si tratta di normative stringenti che, se disattese, hanno gravi conseguenze operative ma soprattutto pesanti sanzioni economiche. Per avere un’idea di cosa significa etichettare i prodotti alimentari, dall’inizio di quest’anno stiamo approfondendo l’argomento con una serie di uscite che trattano data di scadenza, come leggere la lista degli ingredienti e la tabella nutrizionale, quali sono i 14 allergeni stabiliti dalla Commissione UE ed emanati dal Ministero della Salute, cosa sono i botanicals, in cosa è diversa un’etichetta alimentare di un prodotto biologico e altro ancora.
PAP E PAI, OVVERO PREPARO, DISTRIBUISCO E/O IMPORTO BIOLOGICO. UNA DATA IMPORTANTE: LA SCADENZA DEL 31 GENNAIO
Tutti gli anni, a dicembre, pubblichiamo e diffondiamo sui nostri canali social, un articolo/promemoria per gli operatori del biologico che preparano, commercializzano e importano prodotti bio. Perché è così importante comunicare i PAI e i PAI (Programmi Annuali delle Preparazioni e delle Importazioni)? I motivi sono diversi: si evitano non conformità e diffide ed è quindi un ottimo modo per garantire il consumatore finale in merito all’affidabilità dei propri prodotti; inoltre, l’inserimento dei PAP e PAI sul portale SIB fa parte della corretta applicazione della relazione art. 63.
La data del 31 gennaio chiude, salvo proroghe, il periodo utile per immettere online sul SIB i dati relativi alle quantità di prodotti bio trasformati e importati.
IL PERSONALE PREPARATO È LA MIA ARMA VINCENTE
Di formazione si parla tanto, ma la realtà è che se ne fa poca. Invece è proprio di formazione del personale che un’azienda ha più bisogno soprattutto quando affronta una nuova fase organizzativa del proprio lavoro, come la certificazione biologica. Conoscere la normativa di settore, secondo il nostro modo di fare formazione, significa comprendere lo spirito con il quale è stata pensata e scritta per viverla non solo come lo strumento necessario a garantire la conformità del prodotto, ma anche come valorizzazione del proprio lavoro, del prodotto biologico e della filiera nella quale si sviluppa.
Siamo giunti al termine di questo articolo riassumendo gli aspetti più importanti relativi alla certificazione bio e al suo mantenimento; questa breve guida risolverà alcuni dubbi e risponderà ad alcune delle vostre domande ma, in caso di altre informazioni, scrivete a bioqualita@bioqualita.com oppure visitate la nostra pagina dei contatti.
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