di Alberto Bergamaschi – Alberto Bergamaschi/Facebook
Il senso di appartenenza, momento propedeutico alla consapevolezza.
Tutta la vita è costellata di momenti decisionali, che hanno le conseguenze più differenti per la nostra esistenza, in una sorta di affogamento virtuale nel terzo principio della dinamica: a ogni azione corrisponde una reazione. Non sono informato se quando Newton enunciò questa legge fosse conscio che poteva essere una rappresentazione della formula dell’esistenza, ma la mia convinzione è proprio questa. Più che parlare di dinamica, stava facendo riferimento alla vita reale.
Qualsiasi decisione, quindi, ha delle conseguenze.
In primis di tipo personale che però, quasi sempre, riverbera anche sulla società che ci sta attorno, in senso olistico. Sono innumerevoli gli esempi che si possono fare. Mi piace molto, in particolare, quanto afferma la comunicazione per la diffusione della guida sicura che sto ascoltando ultimamente: l’eccesso di velocità non è un caso, ma una scelta. Quanto di più vero sia mai stato detto sull’argomento.
In una società in cui si cerca di trovare delle giustificazioni per qualsiasi nostra decisione, dalla poca educazione durante il percorso scolastico ai litigi con i colleghi di lavoro alle discussioni con altri guidatori, è una realtà che dovremmo sempre tenere presente.
Quella parte istintuale del nostro cervello che muove emozioni e fiducia
Ma nel momento in cui c’è lo scatto mentale della decisione, abbiamo sempre a disposizione tutte le informazioni per farla in modo cosciente, oppure è un momento quasi istintivo e poco ragionato, svolto copiando quanto fanno gli altri? È la grande differenza che passa tra consapevolezza e senso di appartenenza, due strade completamente diverse per arrivare allo stesso scopo, quello di una scelta. E anche la parte della corteccia cerebrale, che elabora gli input nelle due situazioni, è molto dissimile.
Nel primo caso, quello della consapevolezza, si trova nella neocorteccia, il cervello moderno.
Nel secondo caso, quello istintuale, l’area interessata risiede parte nel cervello rettile e parte in quello limbico.
L’esistenza di queste varie tipologie di cervelli è ben conosciuta dagli esperti di comunicazione e di vendita dei prodotti che ben si avvalgono anche del linguaggio e delle parole da utilizzare e, soprattutto, della successione dei cervelli da sollecitare. Una cronologia errata ha un effetto devastante rispetto al risultato che deve essere raggiunto. Tutti gli studi svolti hanno riscontrato che i tre cervelli devono essere colpiti secondo una sequenza ben definita, che è molto rischioso modificare.
I primi due (rettile e limbico) sono importanti per la fiducia e le emozioni.
La parte istintuale primaria e quella emotiva empatica, infatti, sono indispensabili per provocare quel senso di appartenenza che fa muovere, da sempre, l’economica mondiale.
La fiducia nei prodotti bio ha radici che affondano nelle emozioni
Scendendo, ad esempio, nello specifico, per l’acquisto dei prodotti all’interno del nostro ambito preferito, quello biologico, è importante prioritariamente che ci sia la fiducia sia nella qualità dei prodotti che nel concetto etico/filosofico che è alla base della loro produzione. Se non si crede che la protezione dell’ambiente e l’assunzione di un prodotto sano sia un fattore importante per la salute della terra e dei suoi abitanti, è inutile cercare di spiegare più approfonditamente la qualità di un prodotto. Sarebbe uno sforzo certamente inutile. Ancora peggio, quando si hanno anche dei dubbi sulla veridicità delle certificazioni che li garantiscono.
Più la fatica che il gusto… direbbero, in modo poco raffinato, i venditori.
Per questo motivo, chi produce in modo mendace un prodotto biologico, crea un doppio danno al mercato. Il primo è di eliminare spazio commerciale a chi lo coltiva in maniera corretta, il secondo è di togliere la fiducia al consumatore, con tutte le conseguenze sopra riportate per i due cervelli che solleticano il senso di appartenenza. In questo modo si elimina, anche per molto tempo, qualsiasi possibilità di contribuire all’aumento del mercato di prodotti di qualità biologica, anche se si continua a raccontare ossessivamente tutte le informazioni positive sul prodotto stesso.
La neocorteccia non sarà mai attiva in modo accogliente a recepire le informazioni che ci sforziamo di raccontare. Il cervello rettile deluso respingerà, come una barriera invalicabile, qualsiasi tentativo di ascoltare le informazioni specifiche, rimanendo inesorabilmente sordo a tutti questi stimoli.
“Tutte cavolate”…partirà in modo automatico l’obiezione dei delusi a prescindere, “non mi posso fidare”…”non mi faccio prendere in giro”….”tanto tutto il mondo è inquinato”…
Inoltre, se ci pensate bene, la maggiore penalizzazione, sarà proprio per quei prodotti più complicati da raccontare, quelli per cui occorre utilizzare una pletora di informazioni ancora più elevata per fare comprendere la loro Qualità Reale: i prodotti coltivati e trasformati in Italia. Prodotti che, proprio per la loro artigianalità, non possono essere comunicati e venduti senza le opportune spiegazioni.
Cerchiamo, pertanto, in tutti i modi di dare al mercato la giusta fiducia nelle produzioni biologiche, producendole bene e raccontandole ancora meglio.
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