Glifosato: il no dell’Austria segna un primato europeo

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Glifosato il no dell'Austria segna un primato europeo

Glifosato: il NO dell’Austria segna un primato europeo

Il 2 luglio 2019 l’Austria è diventata ufficialmente il primo Paese europeo a fare da battistrada nella messa al bando del glifosato sul proprio suolo nazionale, il pesticida sospettato di provocare l’insorgenza di neoplasie.

Nel marzo del 2015 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) si espresse dichiarando 5 insettidici organofosfati come probably carcinogenic to humans (Group 2A), probabilmente cancerogeni per l’uomo. Non solo il glifosato quindi, ma anche diazinone, malatione, paratione e tetraclorvinfos. A dispetto di quella classificazione, l’Unione Europea ha decretato che l’uso del glifosato continui fino al 2022.
Giusto per chiarire, che cosa significa l’assegnazione a questo gruppo? Che se ci sono limitate evidenze di cancerogenicità negli esseri umani, ma sufficienti evidenze negli animali di laboratorio, la sostanza viene classificata nel gruppo 2A (fonte: IARC). Quindi il 2A comprende probabili sostanze carcinogene per l’uomo.

I Social Democratici austriaci, insieme ad ambientalisti e alcuni membri del Parlamento, hanno posto una mozione con carattere di misura precauzionale per portare all’approvazione da parte del Parlamento della totale messa al bando dell’uso del pesticida. Martedì 2 luglio, i legislatori della Camera Bassa hanno votato la messa al bando del controverso glifosato, votazione che dovrà passare alla Camera Alta per essere approvata. Se così fosse, sarebbe la prima nazione europea a vietarne l’uso.

La leader dell’SPO (social democratici) Pamela Rendi-Wagner ha dichiarato che “l’evidenza degli effetti cancerogeni dell’erbicida sono in aumento e che è nostra responsabilità eliminarli dall’ambiente”.

Austria dice no al glifosato in agricoltura

La multinazionale Bayer che tre anni fa ha acquisito l’americana Monsanto, primo produttore dell’erbicida Roundup basato su molecole di glifosato, non ha mancato di replicare citando lo studio austriaco della University of Natural Resources and Applied Life Sciences (BOKU) che riporta che, se usato correttamente, il pesticida non arreca danni alla salute.

La notizia, data la sua importanza e rottura con quanto deciso in sede europea, è rimbalzata su varie testate europee e alcuni contadini sono stati intervistati da France24.  Ma non sono mancate le polemiche, espresse dal Partito Popolare (OVP), con l’accusa di contrastare la decisione del Parlamento Europeo a favore di una decisione populista.

Il momento storico sembra maturo e tra impoverimento dei terreni, inquinamento ambientale e uso eccessivo delle risorse naturali non è irrealistico immaginare che la votazione austriaca possa generare un effetto domino per altri Paesi dell’Unione Europea.

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