Polemiche su Frutta nelle scuole. Sconcerto in Romagna: i bambini han mangiato albicocche spagnole. “Siamo allibiti -commenta un dirigente agricolo romagnolo- vien da chiedersi se questa frutta giunta dall’estero dopo un lungo viaggio in camion sia buona e se faccia bene”.
Leggo anche che, invocando il sostegno del Fondo di solidarietà nazionale per le gelate di febbraio, un altro dirigente agricolo romagnolo sostiene “La produzione di albicocche nel nostro territorio è andata completamente perduta”, e mi confondo.
L’appalto per quest’anno scolastico in Emilia Romagna è andato alla Coop. ortofrutticola mantovana C.OR.MA di San Giovanni del Dosso.
A fornire prodotto spagnolo sono stati, quindi, altri agricoltori italiani (magari specialisti dei meloni).
Fossi io un’organizzazione di produttori romagnoli di albicocche, invece d’allibirmi, m’interrogherei sul perché non son riuscito a dar vita ad accordi win-win di fornitura con i colleghi mantovani.
Di più: abbiamo un’organizzazione comune dei mercati agricoli, che vieta ogni discriminazione fra produttori della Comunità.
Come si fa, magari spacciandole come tutela dell’interesse supremo del consumatore, a evocare restrizioni all’importazione?
Sono arbitrarie, pregiudizievoli della concorrenza, contrarie all’attuale quadro giuridico, una bestemmia.
Esportiamo ortofrutta per oltre 5 miliardi di euro; nel 2017 le nostre vendite in Spagna han segnato un +12.8%.
Quando a essere consumati in Spagna son prodotti italiani, ci chiediamo forse se effettivamente questa frutta giunta dall’estero dopo un lungo viaggio in camion sia buona e soprattutto se faccia bene?
Non mi pare. E credo che se ci si arrischiasse un frutticoltore spagnolo, dalla Romagna lo si taccerebbe di inaccettabile protezionismo, contrario allo spirito del mercato unico…