di biqquDigit
Prendiamo spunto da un breve articolo letto di recente per parlare di libri e saggi che si sono occupati dell’ambiente da diversi punti di vista. Come i nostri lettori sanno bene, gli argomenti che vertono intorno alla sostenibilità, alla mobilità alternativa, al controllo dei consumi delle risorse ci appassiona e impegna molto.
Le cose stanno cambiando e a gran velocità!
Come abbiamo raccontato in un nostro precedente articolo, stanno crescendo e, ovunque, si moltiplicano iniziative ed eventi per informare e sensibilizzare le persone che sono sempre più ricettive e attente in materia di temi ambientali. Alcuni classici restano a testimoniare che altri prima di noi si sono posti domande importanti, così importanti da risultare i primi a preoccuparsi e a proporre soluzioni di carattere sociale e ambientale. Lo spunto di un articolo scritto dal meteorologo Luca Mercalli ci ha spinto a voler approfondire brevemente alcuni saggi e scritti davvero fondamentali.
Elenchiamo alcune belle letture, cominciando con la citazione di una passaggio da Walden, ovvero vita nei boschi di Henry David Thoreau come augurio per nuove riflessioni in merito ai temi trattati in questo articolo:
Quanti uomini hanno datato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro
1854, Walden, ovvero vita nei boschi
Iniziamo proprio dal volume di Thoreau, filosofo americano vissuto nell’Ottocento, che con questa opera ristampata ancora oggi pone le basi per alcune riflessioni sulla natura tanto da essere considerato uno dei padri dell’ambientalismo. Dal 1845 scelse di vivere per poco più di due anni nei pressi del lago di Walden, in Massachusetts, abitando in una capanna auto costruita. Alla base della decisione, oltre a questioni familiari, un profondo sentire derivato dai suoi interessi culturali e spirituali che lo avvicinarono dapprima al trascendentalismo, all’idea della reincarnazione e alle filosofie orientali, poi al riformismo unitamente a riflessioni sul rapporto natura-uomo. E’ proprio da queste basi e da un moto di protesta contro la società del suo tempo che scelse di vivere a stretto contatto con la natura e le sue leggi, godendo dei fatti essenziali della vita, tracciando pensieri e riflessioni che riportò nel volume Walden, ovvero vita nei boschi/Walden, or Life in the Woods.

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1864, L’uomo e la natura
Un altro americano coevo del precedente fu il vivace, colto e intellettuale George Perkins Marsh, poliglotta, instancabile viaggiatore, considerato il primo ambientalista americano. Dopo i suoi innumerevoli viaggi nell’Europa sud orientale, in nord Africa e Medio Oriente, fu ambasciatore americano nella neonata Italia, dove morì e fu sepolto nel bel cimitero protestante (o acattolico) di Roma, all’ombra della Piramide Cestia. Poco dopo la sessantina il geografo ecologista riunì in un libro, molto in anticipo sui tempi, i fenomeni naturali osservati nel nostro Paese e altri studiati nei suoi viaggi: Man and nature/L’uomo e la natura. Le sue intuizioni si basavano sull’osservazione delle trasformazioni causate dall’uomo sull’ambiente naturale, pronosticando inondazioni, frane, disboscamenti, paesaggi deturpati, inquinamento delle acque, cambiamenti climatici, calamità naturali e, di conseguenza, un rischio per la sopravvivenza del genere umano su questo pianeta.
1972, I limiti dello sviluppo
Un altra lettura di grande importanza è il rapporto I limiti dello sviluppo/The limits to growth, ristampato e aggiornato col titolo I nuovi limiti dello sviluppo, commissionato dal fondatore del Club di Roma, Aurelio Peccei, agli scienziati americani Donella Meadows, Dennis Meadows, Jørgen Randers e William Behrens. Lo studio si focalizzava su una simulazione di azioni inalterate nel tempo e basate su modelli di calcolo come la crescita della popolazione, l’uso delle risorse naturali, l’industrializzazione e l’inquinamento, preconizzando effetti negativi e irreversibili per la popolazione e il pianeta. Gli aggiornamento successivi fino a quello più recente del 2004, basato su 11 scenari possibili come crisi da inquinamento e crisi alimentare, confermano le previsioni di 30 anni prima.
1979, Il principio responsabilità
Il filosofo tedesco Hans Jonas è stato un teorico dell’etica della responsabilità. Nel suo Il principio responsabilità/Das Prinzip Verantwortung teorizza l’avvento di una nuova etica di responsabilità capace di prevedere e controllare le conseguenze sull’ambiente causate dall’uso della tecnica. Ciò che va contrastato, scrive Jonas, è il dominio umano sulla natura e l’utopia del progresso illimitato basato sulle sue risorse come se ciò non avesse conseguenze: sovrappopolazione, esaurimento delle risorse naturali, ricadute negative sull’ambiente. La soluzione teorizzata dal filosofo si basa su un’etica basata sul dovere della paura e sul coraggio della responsabilità. Una vera e propria etica per la civiltà tecnologica.
2000, Qualcosa di nuovo sotto il sole. Storia dell’ambiente nel xx secolo
Nel suo Qualcosa di nuovo sotto il sole. Storia dell’ambiente nel xx secolo/Something new under the sun. An environmental history of the twentieth-century world lo storico ambientale John Robert McNeil analizza come nel ventesimo secolo le azioni umane abbiano avuto ripercussioni negative sull’ambiente non solo locali, come era sempre stato nel passato, ma globali. Nella sua disamina, oltre ad altri aspetti analizza anche le conseguenze dell’uso dei fertilizzanti chimici in agricoltura che, a partire dagli anni ’40, hanno alterato profondamente la composizione chimica e minerale dei suoli e inquinato le acque limitrofe.
2002, Storia dell’abbondanza
Profondo studioso di questioni energetiche Luigi Sertorio, fisico e docente di ecofisica all’Università di Torino, in Storia dell’abbondanza fa una disamina molto interessante sull’energia e il suo approvvigionamento: da risorse fossili, energia solare prodotta da cellule fotoelettriche e uso passivo del sole come fa ad esempio la bioarchitettura, che non produce scorie irriciclabili. Chi ha accesso all’energia lo ha anche al benessere e ciò provoca uno sbilanciamento a danno di una parte dell’umanità che vive in condizioni critiche; tutto ciò porta immancabilmente a tensioni e conflitti. Lettura appassionante che lascia il segno, anche per le sue deduzioni che fanno riflettere e inducono a ulteriori ricerche e approfondimenti. Ad esempio Sertorio dichiara:
È possibile vivere in case buone, muoversi con trasporti buoni, essere attivi e in buona salute con alimentazione buona e cure mediche buone, e consumo energetico molto, ma molto minore di quello nel quale siamo immersi.

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2003, Bioeconomia, verso un’altra economia ecologicamente e socialmente sostenibile
E’ la teoria economica fondata sul concetto di limite biofisico della crescita, applicato nel contesto di un sistema termodinamicamente chiuso quale la Terra. Formulata negli anni 1960 dall’economista e matematico Nicholas Georgescu Roegen (fonte Treccani).
L’economista e padre della bioeconomia e della decrescita fonda le sue analisi e i suoi studi espressi in Bioeconomia/The Entropy Law and the Economic Process sulle leggi della termodinamica, dimostrando che l’economia ignora il concetto di entropia o della non reversibilità delle trasformazioni dell’energia e della materia. Lettura molto specialistica che si basa sulla II legge della termodinamica chiarisce come l’energia usata per la creazione di beni o materia non può che peggiorare di qualità dopo ogni processo produttivo, concludendo che il processo economico è unidirezionale.
2005, Collasso
Jared Diamond è un biologo, fisiologo, ornitologo, antropologo, geografo statunitense. E un eccezionale divulgatore, aggiungiamo noi. Tra i suoi vari scritti importanti e illuminanti, non poteva mancare un’appassionata analisi sulle civiltà del passato (i Maya, il popolo dell’Isola di Pasqua, i vichinghi) cadute in una irreversibile disgrazia. Ma descrive anche popolazioni ricche e floride di cui da tempo si scorge un inarrestabile declino. Col suo stile inconfondibile e il piglio divulgativo, Diamond enumera le cause che portano al collasso società e delle popolazioni, con la speranza che possano essere esemplari per il futuro: degrado ambientale, cambiamento climatico, il crollo improvviso dei commerci, l’avversità dei popoli vicini, le incapacità politiche e culturali di affrontare i problemi.
2014, La sesta estinzione
Premio Pulitzer, La sesta estinzione/The sixth extinction. An unnatural history di Elizabeth Kolbert (giornalista e commentatrice di fatti ambientali per il periodico The New Yorker) descrive la presenza umana sulla terra e le sue ripercussioni su popoli, flora e fauna raccontando i big five, cioè le cinque grandi estinzioni del passato. Per la redazione del libro e capire ciò che sta avvenendo in tempi rapidi come mai prima, cioè la temuta sesta estinzione, Kolbert si è spinta in remote aree del pianeta per intervistare scienziati e ricercatori, arrivando a stimare una perdita tra il 20 e il 50% di tutte le specie viventi entro la fine del XXI secolo. Da leggere.

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2017, Addio ai ghiacci
Un titolo molto eloquente quello del volume scritto da Peter Wadhams, glaciologo esperto di ghiacci marini e di oceani polari, intervistato quest’anno da La Stampa per la presentazione del suo libro. Nel suo Addio ai ghiacci/A farewell to ice testimonia la profonda trasformazione che sta interessando la zona artica, dove il ghiaccio si riduce e si assottiglia in modo preoccupante con conseguenze sul resto del pianeta che sono già in atto e di cui tutti, in forma minore o maggiore, stiamo facendo le spese da qualche tempo. Scritto in modo estremamente comprensibile, il volume riporta i dati incontrovertibili dell’evidenza scientifica, minuziosamente raccolti, spiegati e argomentati.
Siamo infine giunti al termine di questo importante elenco, utile per capire e conoscere, prendere coscienza di emergenze ambientali e dirottare anche le nostre piccole abitudini quotidiane in gesti più attenti, più consapevoli e grati verso un pianeta generoso di risorse, ma non infinite.