Blockchain e food: tecnologia al servizio di made in Italy e biologico/prima parte
La Blockchain, letteralmente una catena di blocchi, è un sistema di banche dati relativamente recente che è sempre più usata nel food per garantire la tracciabilità degli alimenti e le scelte d’acquisto dei consumatori. In 3 articoli (questo è il primo) raccontiamo le origini, il funzionamento e chi la usa già (anche nelle preparazioni per la ristorazione).
L’evoluzione di una catena di informazioni: dai bitcoins al food
La tecnologia Blockchain (inizialmente concepita per i sistemi di sicurezza delle informazioni), in quanto registro distribuito, è molto simile al sistema internet in cui però lo scambio di dati, informazioni e valore avviene in modo blindato al fine di controllare qualsiasi transazione ed effettuare un sicuro tracciamento dei vari blocchi inseriti dai singoli attori che si immettono nella catena. I dati memorizzati su una Blockchain non possono essere manipolati e il modello risulta resistente al furto e alla manomissione. È quindi possibile sviluppare e progettare dei servizi che vanno dall’architettura semplice a quella avanzata per soddisfare le specifiche esigenze di vari tipi di business. I campi di applicazione sono numerosi: gestione delle cripto valute (bitcoins), informatizzazione delle elezioni politiche (e-voting), miglioramento della logistica, controllo delle filiere produttive e del settore del food e altro ancora.
Ci troviamo di fronte a un nuovo sistema economico denominato cripto-economia non più definito dall’ubicazione geografica, dalla struttura politica o dal sistema legale, ma che utilizza tecniche crittografiche per limitare il comportamento di terze parti: una nuova disciplina formale che studia i protocolli che regolano la produzione, la distribuzione e il consumo di beni e servizi in un’economia digitale decentralizzata.
Esistono due categorie di questa tecnologia: privata e pubblica di chi può leggere e inviare transazioni a una Blockchain e partecipare al processo di validazione. Nella pubblica chiunque può accedere e prendere parte alle transazioni mentre nella privata solo le parti selezionate possono accedere e apportare modifiche.
Al servizio della tracciabilità, freschezza e qualità
Pur se non immediato, il significato di questo protocollo tecnologico in grado di gestire tutti i tipi di dati e contratti e le sue future applicazioni, ci proietta verso percorsi informativi nel settore agroalimentare convenzionale e biologico sempre più orientati alla digitalizzazione. La Blockchain diventa quindi lo strumento che si rivolge a un consumatore informato ed esigente che desidera conoscere tutte o alcune delle informazioni relative ai prodotti, come i metodi di coltivazione, la provenienza degli ingredienti, il tipo fertilizzanti usati o la modalità di allevamento e così via. Dunque con l’avvento dell’industria 4.0, anche il comparto agroalimentare inevitabilmente passerà a questa fase e ci si dovrà confrontare e aggiornare per rendere tracciabile e accessibile tutta la filiera.
Si sta configurando un orientamento all’economia circolare e alla realizzazione di Smart Nation in cui le aziende agroalimentari saranno obbligate a focalizzarsi su nuove tecnologie per realizzare prodotti qualitativamente migliori, ottenuti con tecniche sostenibili che danneggino il meno possibile l’ambiente e che supportino anche il lavoro dell’agricoltore. Il ruolo di quest’ultimo si sta modificando col tempo passando da un modo di operare tradizionale basato prevalentemente sulla propria esperienza personale (gestione empirica delle varie colture) a uno più tecnologico in cui, ad esempio, è possibile controllare campi, coltivazioni, utilizzo di determinati concimi e in quali quantità, gestione del consumo idrico, ecc.. Un approccio nuovo, grazie a sistemi che ottimizzano costi e gestione delle risorse allo stesso tempo. Insomma un agricoltore coinvolto, che abbraccia una cultura agronomica contemporanea e moderna che gli permette di offrire prodotti sani e di qualità e non disgiunto da tutti gli attori collegati ai vari tasselli della filiera.
Il settore agroalimentare italiano (dati Nomisma 2018) ha un valore totale di 133 miliardi di euro, con un numero di aziende (tra agricoltura e ristorazione) pari a 1,3 milioni che offre occupazione a ben il 13% degli occupati sul totale nazionale. Se, da un lato, ciò risulta essere un dato molto positivo dal punto di vista economico, dall’altro comporta un’esigenza di controllo su diversi step della filiera.
Il problema principale nel mercato agroalimentare attuale sta proprio nella difficoltà di garantire al consumatore l’origine e la qualità di un prodotto a partire dalle aziende agricole di produzione a quelle di trasformazione, fino alla distribuzione: pertanto una simile innovazione tecnologica potrebbe garantire una totale trasparenza e tracciabilità della filiera in particolare bio e DOCG, consentendo di certificarne la qualità e la provenienza.
Nel prossimo articolo vedremo più nel dettaglio che tipo di informazioni è possibile reperire usando la Blockchain di un prodotto alimentare e come questa tecnologia possa essere un ausilio per le realtà rurali produttrici.
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