Etichette – terza parte: la dichiarazione nutrizionale
Una delle principali novità portate dal Regolamento n.1169 del 2011 sull’informazione ai consumatori in campo alimentare, entrato completamente in vigore a fine 2016, è stata sicuramente l’obbligo di dichiarare il contenuto dei principali nutrienti. Il problema dell’obesità e di tutte le patologie correlate è sempre più importante in Europa, come in gran parte del mondo occidentale; altre malattie come ipertensione, problemi cardiovascolari (e relativi costi sociali) sono ora chiaramente da ascrivere a cattive abitudini alimentari radicate anche a causa di una scarsa informazione del consumatore.
La risposta della Commissione Europea è stata quella di rendere il consumatore più consapevole e in grado di poter scegliere, anche attraverso l’informazione sulla composizione degli alimenti; da qui l’esigenza di dichiarare i contenuti di nutrienti significativi, nel bene e nel male, in etichetta.
Niente da dichiarare? Tutto va dichiarato!
Stiamo parlando di carboidrati totali, ma anche degli zuccheri semplici, dei grassi e anche, nello specifico, della percentuale di acidi grassi saturi, delle proteine e del sale. Il tutto nel quadro dichiarato dell’energia fornita (quella che comunemente chiamiamo le calorie) da 100 grammi o 100 millilitri di prodotto così come è venduto. Le informazioni nutrizionali infatti si riferiscono al prodotto completo e, appunto, all’unità base di 100 grammi o 100 millilitri, non alla porzione come invece succede sulle etichette negli Stati Uniti.
Nella legislazione europea infatti non esiste una norma comune che definisca quanto è una porzione di insalata, o di carne, o di pasta. Non sarebbe possibile perciò comparare equamente e facilmente due prodotti dello stesso alimento ma con dosi differenti come ad esempio 2 marche di yogurt, una in vasetto da 125 e l’altra da 150 grammi.
Normalmente la dichiarazione nutrizionale è presentata in forma tabellare, sul retro della confezione. È tuttavia possibile indicare i dati relativi ai valori nutrizionali anche in forma lineare, come righe di testo normali: certo questa modalità, che spesso risolve problemi grafici di spazio sulle confezioni, è tuttavia decisamente meno leggibile dal consumatore e rende più difficile la comparazione tra i valori di diversi prodotti analoghi.
Il posizionamento della tabella completa sul retro della confezione non è obbligatorio ma deriva ancora una volta da problemi di presentazione e di spazio. Se il produttore però vuole evidenziare le caratteristiche nutrizionali del proprio prodotto ha la possibilità di usare quelle che in gergo vengono chiamate le unghiette, piccoli bottoni grafici divisi a metà posti normalmente sul fronte dell’etichetta che riportano alcuni dati nutrizionali, calcolati per porzione. Se è presente l’unghietta è d’obbligo indicare a fianco l’entità della porzione considerata. È una modalità consentita ma solo per alcuni elementi: energia (unica indicazione che deve riportare di nuovo anche il valore per 100 g), grassi, acidi grassi saturi, zuccheri, sale. Questa possibilità viene usata ovviamente quando il prodotto può vantare valori accattivanti, in grado di attirare l’attenzione del consumatore e influenzarne la scelta.
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Nutrienti aggiuntivi e claims: che informazioni forniscono?
Avrete notato che nell’elenco dei nutrienti da dichiarare appena descritto non compaiono alcune sostanze che però troviamo a volte in tabella; in particolare parliamo delle fibre, dei sali minerali e delle vitamine. Questi elementi nutritivi possono infatti essere aggiunti, pur non essendo obbligatori; anzi, devono essere specificati tra gli altri qualora in etichetta o nella pubblicità del prodotto si faccia riferimento a uno di loro. Capita ad esempio in un prodotto che si pubblicizza come ricco in fibra oppure fonte di calcio o ancora ad alto contenuto di vitamina C.
Il Regolamento europeo specifica in una lista positiva quali nutrienti aggiuntivi possono essere indicati in tabella. Grandi esclusi di questa lista, tra gli altri, gli omega-3 e gli omega -6 che quindi, se presenti naturalmente o addizionati ed evidenziati, trovano posto in prossimità della tabella ma esternamente alla stessa.
A proposito di qualità alimentari e relative indicazioni attribuibili all’alimento, i cosiddetti claims, possono essere utilizzati solo a ragion veduta. In particolare ne esistono di nutrizionali ( es.: fonte di fibre, ricco di calcio) e di salutistici (es.: aiuta il transito intestinale).
I claims salutistici devono essere valutati e autorizzati di volta in volta sulla base della caratteristiche globali del prodotto e degli effetti fisiologici sul metabolismo di chi se ne alimenta, senza che siano presenti altri elementi potenzialmente negativi o in contrasto coi principi della corretta alimentazione.
Per quanto riguarda invece i claims nutrizionali, le regole da seguire in etichetta sono ben chiare e definite dalla normativa europea e fanno riferimento a percentuali minime/massime di questo o quell’elemento in questione. Così ad esempio per definire un prodotto alimentare fonte di fibra deve contenere almeno 3 grammi di fibra per 100 grammi, contenuto che sale a 6 grammi per 100 di prodotto per uno ricco di fibra; viceversa un prodotto light o a ridotto contenuto calorico deve avere un contenuto di calorie inferiore almeno del 30% rispetto a quello di un prodotto analogo (magari della stessa marca, o il leader di mercato).
Al di là delle affermazioni “urlate” sul fronte dell’etichetta, ricordiamo che è sempre la tabella nutrizionale, tutta intera, a dirci chi è il nostro prodotto e a consentirci attraverso la comparazione tra prodotti di fare una scelta corretta o almeno consapevole. E anche di imparare qualcosa su ciò che mangiamo (e beviamo!): provate a leggere il contenuto energetico e di sale delle arachidi tostate, e fate lo stesso con qualche soft drink in bottiglia e non guarderete più al vostro aperitivo nella stessa maniera.
Con la speranza che la minor leggerezza data dalla consapevolezza abbia effetti positivi almeno sulla leggerezza ponderale!
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